Usi civili ed usi sociali della musica nel Rinascimento
Nel XIV secolo i menestrelli municipali, presenti ormai in tutta Europa, sono diventati i Waits in Inghilterra e Turmer in Germania, che con due apprendisti presidiavano le torri pronti a suonare la cannamella (un oboe primitivo dal suono molto forte). Ambedue i termini si riferiscono al loro ruolo di guardiani, che con gli strumenti dovevano avvertire se c’era qualche pericolo vicino o nella città stessa. Altrove in Germania si chiamavano “Stadtpfeifer” (a Francoforte era loro assegnata una tromba con cui avvisare ad ogni passaggio di nave sul Meno) e in Italia “pifferai”.
I compiti di questi musicisti riflettono le trasformazioni profonde della vita urbana dopo il medioevo. La nascita dei comuni rende infatti necessaria la musica, non solo per il privato e il sacro, ma per le celebrazioni della comunità cittadina. E se nei primi tempi i musicisti professionisti in città erano menestrelli che avevano avuto occasione di stabilirvisi, magari perché non trovavano lavoro presso i nobili della zona, nel XIV secolo cominciano a nascere gilde di musicisti, con divisa e con compiti precisi nel cerimoniale della città. I musicisti più esperti erano, secondo la terminologia delle gilde, “maestri” della loro arte ed ognuno aveva un certo numero di apprendisti.
Il ruolo civico dei menestrelli municipali
Diventò ben presto loro compito non solo fungere da guardiani (e per esempio suonare le campane in caso d’incendio) ma dare anche ai cittadini qualunque musica fosse richiesta e si diedero spesso l’organizzazione tipica delle corporazioni di artigiani, formando anch’essi delle gilde o delle corporazioni. Nei comuni rinascimentali i musicisti si organizzano, come molte altre categorie di artigiani e di addetti a particolari mestieri, per preservare i loro privilegi e del loro ruolo sociale, che rivendicano non solo nei confronti della chiesa o della corte, ma anche dei girovaghi: i musicisti “raminghi”, rimasti “furfanti e vagabondi” e senza patria, erano puniti da leggi severe. Le gilde, ben altro che luoghi di aggregazione, saranno impegnate fino agli inizi dell’800 in ogni sorta di dispute per mantenere per sé il monopolio della musica urbana.
Con il ‘500 la vita dei musicisti comincia dunque a intrecciarsi fortemente con quella della città e nel tardo rinascimento la nascita di nuovi strumenti, tra cui il violino, aprì la strada a nuove pratiche. Da un lato le esigenze di sfarzo delle celebrazioni dell’aristocrazia aumentarono la richiesta di musica (fu al matrimonio tra Maria de’ medici ed Enrico IV di Francia che Vincenzo Gonzaga ascoltò per la prima volta l’Orfeo di Monteverdi e decise di proteggere quell’abilissimo musicista). Dall’altro, come le gilde nacquero dall’esigenza di un nuovo soggetto politico, per emulare in qualche modo la nobiltà, nacquero anche le prime associazioni musicali borghesi. La corporazione dei Meistersinger nacque nel XV secolo dalla volontà di questa nascenti classi sociali di emulare i privilegi dei Signori delle classi superiori ed era formata da artigiani che si incontravano per cantare ed ascoltare Leider di propria composizione. Non erano una gilda (anche se l’ammissione era soggetta ad un esame) e non erano in competizione con le gilde di professionisti, in quanto per loro la musica era un’attività sociale, non una professione, ed ubbidiva a esigenze morali e precise regole accademiche ed artistiche.
Lo sviluppo delle città ha dunque creato anche un modo di vita che aveva bisogno della prassi musicale per esprimere la propria dignità e il proprio rango sociale. Come la nobiltà era consapevole che il proprio prestigio esigeva il saluto di trombe e tamburi e che le proprie feste andassero addolcite dal suono di archi e flauti, la pratica della musica cominciò ad entrare nella vita sociale della classe borghese urbana. Al pari al musicista venne riconosciuta una dignità “civile” e “sociale”, correlata alle sue stesse mansioni e funzioni nella vita urbana.
I Conservatori: scuole di musica nate per assistere gli emarginati
E’ sempre in questo periodo che nei Conservatori la musica comincia ad essere usata non solo a scopo di culto, ma anche come forma di assistenza per gli emarginati. Weber e Arnold (2005) descrivono i primi conservatori in Europa come scuole perlopiù dedicate agli orfani. Il termine “conservatorio” deriva in effetti dall’usanza, nel XIV e XV secolo, di “conservare”, dunque accudire, iniziare ed educare ad un mestiere (e fra questi quello della musica) gli orfani ed i trovatelli.
A legare indissolubilmente il termine “Conservatorio” a un luogo in cui la musica assume un ruolo preminente fu la pratica della città di Napoli, in cui hanno operato – fino alla fine del Settecento – ben quattro conservatori: “I poveri di Gesù Cristo”, “La pietà dei turchini”, “Sant’Onofrio a porta Capuana” e “Santa Maria di Loreto”, più un quinto conservatorio, solo femminile, denominato “dell’Annunziata”. È in questi luoghi che si è consolidata e sviluppata la scuola musicale napoletana. Nell’Istituto “I poveri di Gesù Cristo”, sorto nel 1599 per iniziativa del frate Marcello Fossataro, già nel 1633 erano registrati i nomi di un magister musicae e di un magister lyrae, la biblioteca era fornita di libri di mottetti e di madrigali e l’istituto possedeva violini, tromboni e cornetti. Il conservatorio di “Santa Maria di Loreto” venne invece fondato da un artigiano, mastro Francesco, e annovera per la prima volta l’informazione di una cantata intorno al 1656. Verso la metà del XVII secolo si incominciò a insegnare musica anche al “Sant’Onofrio a porta Capuana”. “La pietà dei turchini” ebbe origini nel 1583 e le prime notizie di attività musicali risalgono al 1615 (Della Corte, Gatti 1956).
In conclusione, nel Rinascimento e nel primo ‘600 la prassi musicale si salda con la vita civile della città, sia a scopi di pubblica utilità, sia tramite l’istituzione di gilde e corporazioni sia come forma di assistenza. A partire dal Settecento però i conservatori, ormai presenti in moltissime città italiane, acquisirono sempre maggiore importanza dal punto di vista dell’educazione musicale, perdendo la loro caratteristica assistenziale ma mantenendo il nome di conservatorio per la scuola musicale ed espandendo l’insegnamento alla teoria, alla composizione, ai vari strumenti musicali ed all’arte drammatica. Celebre fu, in tutta Europa, il Pio Ospedale della Pietà di Venezia, la cui orchestra era composta esclusivamente da giovani donne e venne diretta da Antonio Vivaldi. Esso era già ben più di un luogo di ricovero per orfanelli: era una scuola musicale di altissimo livello in grado anche di influenzare l’estetica e la tecnica musicale del tempo.
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